A SOFIA, FRA TAVERNE, BANISTSA, ZUPPE E KEBAPCHETA

Saremo a volte masochisti o spericolati, ma quando andiamo in un altro Paese cerchiamo sempre di mangiare le specialità locali. Regola osservata anche nel nostro ultimo viaggetto a Sofia, dove abbiamo mangiato in un paio di ristoranti tipici: la prima sera alla Taberna Ibzata, un localino un po' nascosto nella zona universitaria. Atmosfera bulgara e insistenza sulla tradizione, con tanto di arredi in tema. Dal menu (c'è la traduzione in inglese) abbiamo ordinato dei “dolmas”, grossi involtini con foglie di cavolo ripiene di carne e altro macinati, buoni e coreografici, ma un po' troppo speziati per i miei gusti. E una più convenzionale (ma gustosa) trota al cartoccio. Inoltre, una porzione di pane caldo e due buone birre alla spina. Prezzi leggermente superiori alla media bulgara, ma comunque economici per l'area euro (in due circa 15 euro). Tempi d'attesa corretti e staff

parlante inglese, vagamente spazientito per le spiegazioni chieste con corredo di falsi sorrisi e finta cordialità. Comunque, non male.

Meglio è andata la seconda sera al Divaka, una più ruspante taverna con tavoli e tavoloni in legno sempre intorno a quella zona. Abbiamo preso la zuppa "Divaka", servita in una coreografica “palla

di pane”; le classiche kebapcheta (specie di salsicce) con patatine fritte, cipolle e un'ottima salsina ajvar fatta in casa; e un piatto di melanzane farcite con feta, pomodoro, aglio e prezzemolo. Più una “pita” un po' bruciacchiata e due buone birre alla spina. Anche qui, conto sui 15 euro in due, e una cameriera sempre un po' brusca, ma più gentile.

Per gli spuntini e i dolci, lasciatevi tentare dalla banitsa, una specie di “cheese pie” (il formaggio somiglia alla feta) che trovate in panetteria e nei chioschi, mentre per i più golosi ecco la dolcissima baklava in varie declinazioni, assieme a dolcetti e biscotti assortiti. Niente male quelli venduti da Kostas, in via Aleksandar Dondukov.

 

IN POLONIA, PIEROGI MON AMOUR

Uno dei leit-motiv della nostra passata vacanza in Polonia sono stati i Pierogi. Ovvero dei ravioloni ripieni serviti con condimento minimale, in genere un po' di burro e riccioli di cipolla fritta. Il ripieno può essere di carne, i classici, o verdura (crauti, funghi, patate) e formaggio, ma ne esistono varianti dolci. Da golosi di ravioli e dintorni, ne abbiamo mangiati spesso e volentieri. Debutto alla Pierogarnia U "Dzica" (leggi nostra rece) di Danzica, dove abbiamo provato anche la versione "fried", che trasforma i pierogi in una sorta di gustoso panzerotto. Una spanna sopra, sempre a Danzica, quelli degustati al Velveteka (leggi nostra rece), dove abbiamo ordinato il mix, un bel piattone con assaggi di tre tipi. Non contenti, ce li siamo pappati anche dalle parti di Leba, in un paio di ristorantini di Nowęcin, tra i quali il ruspante ed economico Bar Laguna. Piccolo avvertimento per i più nazionalisti: please, non fate confronti coi nostri tortellini, casoncelli e dintorni. Sono sapori e gusti diversi, buoni comunque.  

 

DESTINAZIONE PORTOGALLO? PROVATE I PASTEIS DE NATA

Sono una vera raffinatezza. Cremosi, gustosi, profumati. Se andate in Portogallo non fatevi mancare i "Pasteis de nata". Li trovate ovunque, dal nord al sud, in città, ma anche nei piccoli paesini. Per i portoghesi sono una tradizione di cui vanno (giustamente) orgogliosi. Sedetevi in una delle loro bellissime (e molto frequentate) "pastelarias" e assaggiateli con una buona tazzina di caffè o un bel bicchiere di dolce Muscatel. Hanno la forma di una piccola crostata (molto piccola è poco più di un boccone), ma la parte inferiore è una friabile pasta sfoglia e il ripieno è una deliziosa crema a base di uova e panna, a volte spolverata con un pizzico di cannella. Ci è capitato più volte che ce li servissero ancora tiepidi e sono buonissimi. E sono pure molto economici, un pastel de nata costa intorno a un euro. 

A Lisbona, tutti consigliano di provare i Pasteis de Belém dall'antica "fabrica" di rua de Belém. E' una "pastelaria" aperta tutti i giorni e sempre affollatissima. A noi l'ha consigliata il “patròn” del nostro albergo. E'  stato simpatico. Come abbiamo già raccontato su Trip Advisor, sapendo che stavamo per andare a visitare Belém ci ha detto tutto serio: “Per tutti quelli che vanno a Belém c'è un obbligo da ottemperare”. Lo abbiamo guardato un po' perplessi.  “Dovete assaggiare per forza i pasteis de Belém. E non fatevi scoraggiare dalla coda, sono molto svelti a servire i clienti” ha aggiunto così sorridendo. La tappa dolciaria era già in programma. Ma, come si suol dire, repetita iuvant. Arrivati a Belém, abbiamo riconosciuto subito la pasticceria in questione. Perché, appunto, c'era una lunga coda all'esterno. Ci siamo messi pazientemente in fila e, dopo pochi minuti d'attesa, ecco i pasteis tutti per noi. Ci siamo seduti su una panchina nel parco poco distante (ma, chi vuole, può chiedere un tavolo all'interno del locale) e li abbiamo assaggiati. Una delizia: appena tiepidi, con una sfoglia leggermente croccante da cui fuoriesce una cremina sublime. Ti si sciolgono in bocca e nel cuore. Imperdibili per tutti i golosoni di dolci, ma non solo.

 

DA MANTOVA, IL FASCINO GOLOSO DEL RISO ALLA PILOTA

Mantova è una città bella e rilassante. Da visitare a piedi e ancor più in bicicletta . Ma qui ne parliamo per un suo piatto tipico. Non i deliziosi e famosissimi ravioli alla zucca o la sbrisolona, ma il meno noto "Riso alla pilota". E' un tradizionale piatto popolare mantovano, un riso bianco sgranato e asciutto che prende il nome dai piloti, gli operai che lavoravano alla pila, il grande mortaio con cui un tempo si depurava il riso. Nella ricetta più classica e diffusa è preparato con un gustoso pesto di maiale. Noi abbiamo assaggiato la variante (comunque tipica del luogo) al pesce: il riso alla pilota con ragù di tinca e saltaréi, i gamberi di fosso fritti. L'abbiamo mangiato all'Osteria Sordello 26, un ristorantino che si trova nella centralissima piazza Sordello, però in una posizione un po' più defilata rispetto ai locali più turistici. Ed è stata una bella sorpresa. Perché è un piatto molto particolare e gustoso. Ovviamente deve piacere il pesce, perché, anche se è d'acqua dolce, si sente molto sul riso. E non bisogna aspettarsi il consueto risotto cremoso o all'onda. E' tutta un'altra storia.


IL FASCINO GOLOSO DELLA BAKLAVA

Se andate in Turchia assaggiate la baklava, una piccola e raffinata delicatezza fatta con pasta sfoglia, frutta secca e miele. Noi credevamo di conoscerla. L'avevamo già mangiata un paio di volte, in Grecia e qui in Italia. E credevamo non ci piacesse. L'abbiamo riprovata in Turchia, tentati dai magnifici vassoi in esposizione in pasticcerie, panetterie, take-away che ti "bombardano" da ogni angolo. Ed è stata davvero una bella sorpresa. Quando è fresca e ben fatta è una cosa deliziosa. L'abbiamo provata in diverse città, per esempio a Safranbolu ed Amasya, scegliendola nelle pasticcerie che ci attraevano di più. A proposito, ce ne sono di bellissime in Turchia, alcune espongono i dolci con tanta cura che sembrano quasi delle gioiellerie. Un posto a Istambul dove è squisita è Gulluoglu nel quartiere di Karakoy, vicino al ponte di Galata. Fa delle baklave meravigliose (leggi qui le nostra rece). E, tra l'altro, il solo locale di per sé vale la visita: antico, elegante, ti lustri gli occhi. Non l'abbiamo scoperto noi, è decantato dalle più importanti guide turistiche. Ma l'abbiamo provato e concordiamo appieno.

 

LA PIZZA DI SPONTINI, UN "MUST MILANESE"

Se volete assaggiare una "pizza milanese", andate da Spontini. E' una pizza alta, colante di mozzarella, gustosa. Con impasto soffice, ma col "sotto" croccante e ben unto. Un classico che da oltre 60 anni delizia i milanesi. I meno giovani ricorderanno la vecchia pizzeria Spontini, ruspante e unica. Trancio gustoso, servizio ruvido e prezzi modici in un localino vicino a corso Buenos Aires (alla fermata di Lima, in via Spontini appunto) spartano e sempre affollato, con lunga coda all'ingresso nei momenti di punta e i camerieri che, senza troppi giri di parole, invitano chi ha terminato il pasto a lasciare il tavolo ad altri clienti. Ci siamo tornati di recente e l'abbiamo trovato trasformato e ristrutturato. Più moderno ed efficiente, ma anche meno poetico. Spiace non trovare più i vecchi camerieri di un tempo (saranno andati in pensione?), sostituiti da giovani scattanti. Ora, oltre al classico trancio (normale o abbondante), si sono aggiunti caffé e tiramisù. E la pizza? Sempre buona, per carità, ma strada facendo s'è perso quel gustino in più che faceva la differenza. Negli ultimi anni, poi, sono nati vari replicanti un po' ovunque, fra Milano e dintorni (ma anche a Tokyo!), persino in versione fast-food con i tranci serviti su piatti di carta con posate di plastica. Se n'è andata un po' la poesia, e a nostro avviso, in parte anche la qualità.

BUONA TAVOLA AD ALTA QUOTA IN AUSTRIA

Siete una coppia di sciatori golosi? Puntate sull'Austria. Nel Salisburghese c'è una via del Gusto dedicata agli innamorati dei rifugi. E' un percorso rivolto agli  sciatori che vogliono scoprire i prodotti locali e concedersi qualche pausa per degustazioni gourmet e relax nelle caratteristiche baite della zona tra verdi pini e monti maestosi. Si va dalle  sostanziose colazioni a base di pane appena sfornato, formaggi e burro artigianale alla cena del grande chef. 

 

SISE DELLE MONACHE, MALIZIOSAMENTE BUONE...

Il nome malizioso (traducibile con "tette delle monache"), in realtà non ha nulla di sacrilego. Perché si tratta di un dolce semplice e gustoso, che abbiamo provato durante un nostro viaggetto nell'Abruzzo meno turistico. Un delicato incontro fra pan di spagna e crema pasticcera, che ha radici lontane ed è possibile degustare solo a Guardiagrele, suggestivo borgo medioevale noto per le botteghe del ferro battuto, i panorami e le belle chiese. Le abbiamo assaggiate nella storica pasticceria Palmerio, via Roma 70, un locale dal fascino retrò, con quadretti che ricordano il passaggio di Gabriele D'Annunzio, buongustaio doc.


SAPESSI COM'E' STRANO, MANGIAR BENE (E PAGAR POCO)...A MILANO

Se, come noi, gravitate fra Milano e dintorni, sapete benissimo come sia difficile trovare un ristorante dove mangiare dignitosamente e a prezzi umani. La trattoria Sabbioneda da Romolo è uno di questi rari posti, un porto sicuro dove approdare. E' una trattoria semplice e a conduzione familiare, decisamente ruspante, situata in via Alessandro Tadino 32, una perpendicolare di corso Buenos Aires, fra Lima e Porta Venezia. Ambiente piccolo, arredamento vecchio stile (boiserie inclusa), servizio al femminile, conviviale e alla mano. Il cibo è tradizionale, si va dai ravioli alla zucca alla classica cotoletta alla milanese, sino a sbrisolona e salame di cioccolato. Tutto cucinato come si deve. Con la marcia in più di prezzi bassi, ci si sazia con 15/20 euro a testa. Niente male.


 

SUL LAGO DI GARDA, FRA SPIEDO E CAPU'

Siamo molto legati, per questioni familiari, al lago di Garda, sponda bresciana, potenziale meta di innumerevoli gite fra paesini suggestivi, piacevoli cittadine, panorami a cinque stelle e...buona cucina. Al proposito, se capitate da queste parti e siete "carnivori" doc, non fatevi scappare il famoso "spiedo bresciano", specialità semplice e gustosa al tempo stesso, ideale per conviviali pranzi in compagnia. Come lascia intuire il nome, trattasi di carne allo spiedo, bei pezzi magri e di vario genere ben cotti e speziati a dovere: maiale, pollo, coniglio...serviti in grossi piatti di portata uniti a un ricco intingolo a base di burro (buono ma pesante, non esagerate) e ad abbondanti dosi di polenta. In genere noi lo gustiamo al Ristorante Fornico di Gargnano: ottima qualità e prezzi onesti. Qualcosa di più leggero? Provate gli squisiti "capù", antipasto locale a base di coste. Un piatto "povero", che potete ricreare e reinventare anche a casa. Già che ci siamo, vi diamo la ricetta personalizzata di zia Mirella: merita! Prendete delle grosse foglie di coste (ma anche erbette, più gustose) e tenetele da parte. Preparate un ripieno con formaggio grana, pane grattugiato, prezzemolo e uovo, più sale, pepe o noce moscata (a piacere). Volendo si possono aggiungere avanzi di mortadella, salsiccia o prosciutto crudo. Per tenere assieme il composto aggiungete del burro fuso (olio o latte nella versione "soft"). Fate delle pallette, mettetele nelle foglie, legate con spago per alimenti e mettete in acqua bollente per 10 minuti (mia zia aggiunge uno spicchio d'aglio nell'acqua per aggiungere sapore). Togliete dall'acqua, fate raffreddare e servite in tavola con olio, sale, pepe e limone. Buonissimi!

 

CIOCCOLATO SVIZZERO, CHE PASSIONE!

Diciamolo subito: il cioccolato svizzero è una goduria. E, ogni qualvolta facciamo un salto in Ticino (anche solo per farci un bel pieno di benzina a prezzi umani), non resistiamo alla tentazione di fare incetta di Cailler, Suchard, Lindt e via dicendo. Peccato che i prezzi non siano proprio a buon mercato. C'è, però, un modo per risparmiare senza rinunciare a simili golosità. Per caso e con un po' di diffidenza, abbiamo provato le tavolette "qualité et prix" presenti nei supermercati Coop (i più diffusi sul territorio elvetico) e ne siamo rimasti molto soddisfatti. Attenzione, non confondeteli con la linea "prix garantie" (dal design color rosa), che corrisponde al nostro "primo prezzo": costano una miseria, ma non meritano. Tornando ai nostri amati "qualité et prix", ce ne sono di vari tipi: i più semplici (al latte...) costano meno di 1 franco, qualcosa di più i gusti più elaborati, come l'ottimo crémant. Li abbiamo fatti assaggiare a vari esigenti golosoni di famiglia e tutti hanno espresso parere più che positivo. Indagando un po' abbiamo scoperto che sono prodotti da Chocolats Halba, in Svizzera, da fave di cacao certificate e provenienti dal commercio equo. In più Halba è l'unica azienda in Svizzera ad avere una produzione neutrale dal punto di vista della CO2. Oltre che buono, insomma, anche ecologico.


GITA CON ASSAGGIO: IL PROSCIUTTO DELLA VAL VIGEZZO

E' morbido, gustoso e molto particolare. Se andate nell'Ossola, assaggiate il prosciutto della Val Vigezzo. E' un prosciutto crudo, affumicato con bacche di ginepro e stagionato per 15-18 mesi all'aria della bella valle Vigezzo a 800 metri d'altezza almeno. Si trova in molte salumerie e supermercati di tutto il Verbano-Cusio-Ossola, ma lo servono anche i ristoranti della zona. Non solo quelli di Santa Maria Maggiore, Druogno o Malesco, piccoli e pittoreschi centri della valle (che, a proposito, vale la pena visitare), ma anche sul vicino lago d'Orta (altra splendida meta), dove accompagna i tipici piatti di pesce, spesso insieme al pane di Coimo, un altro prodotto della tradizione vigezzina. Per gli amanti del genere è da provare

 

IL "PAN NEGAR" DI COIMO, IN VAL VIGEZZO 

Se fate un giro in Val Vigezzo (e ne vale la pena perché è una valle molto bella), in Ossola, al confine con la Svizzera Italiana, provate il pane nero di Coimo. E' un pane circolare e piatto dalla pasta ruvida e bruna, fatto con farina di segale integrale e una piccola parte di farina bianca. Era il pane che si mangiava in quelle zone ai tempi dei nostri nonni e bisnonni. Oggi lo produce il panettiere di Coimo, una frazione di Druogno, il primo paese che si incontra arrivando da Domodossola. E si trova nei negozi alimentari di tutta la valle. Si mangia tagliato a fette sottili. Ed è buonissimo soprattutto con il lardo o la pancetta. Ma se amate i dolci è ottimo anche con spalmato sopra il miele. A proposito, il miele vigezzino, venduto in diversi negozietti della valle, è ottimo. Ce ne sono di diversi tipi. I più diffusi sono il Millefiori e il Castagno, ma anche il Tiglio e il Rododendro, che è il più pregiato perché viene dall'alta montagna, sono molto gradevoli. Tornando al nostro pane nero, che nel dialetto locale si chiama Pan Negar, c'è anche una versione dolce con noci e uvetta, che i nostri vecchi chiamavano Crescenzin. Non è soffice e raffinato come un profitterol, ma a se vi piacciono i sapori tradizionali e un po' ruspanti, non vi deluderà.


LA ZUPPA DEL GRAN PARADISO

Una golosità per i frequentatori del Parco del Gran Paradiso. L’Ente Parco, in collaborazione con i produttori e i ristoratori che aderiscono al Marchio di Qualità Gran Paradiso, ha creato un piatto che potesse racchiudere e custodire le tipicità del territorio e diventarne l'emblema. Nasce così la "Zuppa del Gran Paradiso", pietanza a base di patate, cipolle o porri e pane che da aprile sarà possibile gustare nelle strutture del Parco che hanno aderito al progetto e che verrà preparata con ingredienti della tradizione contadina, servita più o meno densa, a seconda di come ogni ristoratore vorrà interpretare e personalizzare il piatto, con l’aggiunta di creatività e sapore personale. Diversi i formaggi utilizzati per insaporire la zuppa, dalla toma d’alpeggio al serais e alla fontina, mentre l’utilizzo di pane di grano saraceno rende più gustosa e “antica” la zuppa, malgrado alcuni la propongano con pane integrale, bianco o nero. A renderla ancora più gustosa, l’uso di diverse erbe come il timo, l’ortica, il ‘verquegno’ e la ‘lenga buinà’, tipiche delle vallate del Parco Gran Paradiso. C'è poi chi opta invece per le castagne e chi l’arricchisce con l’aggiunta di orzo perlato, riso o pasta corta. Vedi info.

 

VIVE LA NOIX DE GRENOBLE

Vi piacciono le noci? Se passate dalla "scientifica" Grenoble e dal suo bel centro antico, assaggiate la famosa Noix de Grenoble. E' una noce d.o.c. (in Francia si dice AOC) rinomata dalla fine del XIX secolo, venduta sempre con il guscio e coltivata nella valle dell'Isère, dove se ne producono migliaia di tonnellate ogni anno che vengono esportate per la maggior parte negli Stati Uniti. Ma se siete dei golosoni o dei gourmet, come dicono i francesi, più che sulle noci puntate sui dolci alle noci. Come i raffinati cioccolatini e le paste di mandorle di Norbert Meunier in avenue Alsace-Lorenaine: Monsieur Meunier è un artisan chocolatier che nel 1998 è stato eletto "Créateur du meilleur chocolat de France" al Salone Internationale dei Métiers du Sucre di Parigi.

E, a proposito, per andare a Grenoble da Milano e ancora di più da Torino, il treno è comodissimo (5 ore con le ferrovie francesi da Milano Garibaldi con un comodo cambio a Chambery). E il panorama, soprattutto nella parte francese, vale il viaggio. 


BURGERMEISTER, UN CLASSICO DELLO "STREET FOOD" BERLINESE

Se capitate da Berlino e non siete vegetariani o vegani, fate un salto da Burgermeister, un piccolo classico dello "street food" cittadino e un buon esempio di rielaborazione creativa di vecchi spazi.

In questo caso un bagno pubblico d'altri tempi nel quartiere di Kreuzberg trasformato in un affollato "covo" di patiti dell'hamburger. Ambiente ruspante e alternativo, con un gruppo di ragazzi che lavorano ai fornelli in uno spazio angusto al ritmo della musica di Manu Chao. Ti metti in coda, fai la tua ordinazione, paghi, ti viene dato un numero e aspetti fino a quando il tuo numero viene chiamato. Quindi degusti il tuo hamburger nei pochi posti disponibili e ricavati da oggetti da riciclo. Abbiamo provato il Meisterburger con cipolle fritte, bacon e salsa barbecue, una vera goduria, decisamente superiore ai vari Mac e dintorni. Prezzo onesto, sui 4 euro. Un'avvertenza: la coda può essere molto lunga, quindi armatevi di santa pazienza. Noi siamo arrivati in un momento di (relativa) calma, eppure abbiamo aspettato circa una mezz'oretta prima di mangiare. Ma ne vale la pena.


IL PANDOLCE GENOVESE DI SAN ROCCO

Tra chi bazzica (a piedi) le parti di Camogli la sosta strategica al 

Panificio Maccherini di San Rocco è cosa ben conosciuta. Da Camogli (la mulattiera parte dopo la caserma dei carabinieri) ci si arriva con una passeggiata di una mezz'oretta: piacevole, ma in salita. E, una volta lì, ti puoi fermare e ammirare lo splendido panorama oppure proseguire per mete più "ambiziose", come Portofino Vetta, San Fruttuoso o Punta Chiappa. Ma quasi tutti fanno tappa al Panificio Maccherini, un negozietto che esiste dal 1885, molto conosciuto in zona, che sforna prodotti tipici della cucina ligure: focacce di vario tipo, gallette fatte come una volta, biscotti, torte. Noi abbiamo provato il "Pandolce Genovese", un dolce del periodo natalizio preparato con uvetta, canditi, pinoli semi di anice, "Acqua Fiori d'arancio" e lievitato tre volte come da tradizione. E' molto delicato e particolare, se vi piace il genere, è da provare. I prezzi sono quelli della zona, non proprio a buon mercato.


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